Dividi et impera.
(Il re, i pretoriani e i giullari di corte)
E’ su questa linea che l’Azienda ha impostato la gestione dello scorrimento di fascia ed è su questa linea che tutte le OOSS, hanno assecondato la direzione e non hanno opposto nessuna resistenza.
Da sempre l’assegnazione della fascia si configura come un presidio per la tenuta delle retribuzioni a fronte di rinnovi contrattuali che hanno azzerato le rivendicazioni salariali.
Sia pur in modo parziale il passaggio di fascia legato all’anzianità di servizio, aveva questo significato.
Con le leggi Brunetta e poi Madia si è voluto eliminare questo strumento egualitario a tutela di tutti i lavoratori e affermare il principio della premialità a favore dei performanti di oggi ma domani chissà?
Le lotte degli anni ’60 – ’70 centrate sulla rivendicazione di forti aumenti salariali uguali per tutti servivano a tenere assieme tutti i lavoratori, e in virtù di questo spinta unitaria conquistare livelli di trattamento economico e condizioni di lavoro migliori.
Lotta per aumenti salariali e l’unità dei lavoratori furono il binomio vincente per assicurare quelle conquiste di cui oggi restano solo gli scampoli.
Le campagne di discredito dei lavoratori-fannulloni inaugurate con Brunetta e poi sviluppate creativamente da tutti quelli che sono seguiti, avevano di mira la rottura del binomio lotte-unità dei lavoratori.
Il tema della premialità, soprattutto nel Pubblico Impiego, ha assegnato alle direzioni aziendali la discrezionalità per affermare criteri sempre più selettivi e divisivi nel trattamento economico dei dipendenti.
Ma il vero delitto si è consumato nella rinuncia a rivendicazioni salariali.
Prima il bilancio dei conti pubblici, dopo i bisogni dei lavoratori, prima la difesa dell’economia e dell’industria nazionale, dopo la sanità, la scuola, il welfare, in altre parole l’applicazione sul terreno sindacale del ”prima gli ’italiani” di Salvini che continua e non inventa le politiche contro il mondo del lavoro. Molti i maestri che l’hanno preceduto.
Stabilito questo principio il ruolo assegnato alle OOSS, è stato quello di coprotagonisti nell’assegnazione delle risorse secondo criteri selettivi. Risorse sempre più misere.
Non la difesa dei livelli di reddito ma guerra per bande per assegnare quel poco che passa il convento.
Risultato tutti più poveri ma più professionalizzati, più flessibili, più produttivi che per disporsi ai futuri “concorsi” della premialità devono essere ancora più professionali e flessibili ossia con più carichi di responsabilità, sempre a
disposizione ecc.
E’ un’insensata corsa versa l’individualizzazione del rapporto di lavoro foriera di guerre tra poveri.
Quest’ultimo accordo la valutazione della performance individuale è stato determinante per l’assegnazione della fascia.
In conseguenza di tale diabolica impostazione, chi ha speso un trentennio in corsia e sopravanzato da chi pur con pochi anni di servizio può vantare una “pagellina” d’eccellenza.
I 1000 che sono rimasti fuori dovranno aspettare il prossimo “concorso” fra tre anni, non più due come prima.
Si è persa così l’occasione di dare battaglia al “dividi ed impera” che è per l’idea stessa di sindacato una perdita di credibilità.
La credibilità e altresì logorata se si pensa che non si sia voluto aprire una discussione in RSU nonostante le ripetute richieste della nostra delegata.
E’ chiaro che si vuole azzerare quart’ultimo presidio di democrazia dove sia pur con la mediazione dai propri delegati, i lavoratori avrebbero potuto far sentire la propria voce.
La RSU che si esprime come volontà collettiva non si è mai riunita, non funziona, non ha vita.
Domanda.
Perché l’accordo siglato porta la firma di delegati RSU e che valore legale può avere se manca il mandato assembleare?
La FIALS, ha rigettato l’accordo, affermando che il ruolo del sindacato è di contrastare i vincoli di legge che vogliono imporre criteri di selettività contrari agli interessi dei lavoratori.
Perché questa stessa organizzazione ha sempre firmato gli stessi contratti a livello nazionale e locale?
Perché rivendica l’estensione della fascia con risorse (che non si hanno) a favore di chi è già al tetto dello scorrimento con risorse destinate alla produttività collettiva?
Strano il destino di chi predica l’egualitarismo e poi finisce a essere paladino di chi più ha avuto.
Dulcis in fundo, era proprio necessario esporre urbi et orbi la valutazione dei buoni e dei cattivi in spregio alle regole della privacy osservate fino ad oggi?
Genova 26.06.2019
S.I.Cobas Sanità Policlinico San Martino