Contro sfruttamento, condotte antisindacali e repressione: non ci fermerete!
Stamattina un presidio molto partecipato ha manifestato la propria solidarietà a Simone, Karim, Eleonora, Pietro, Camara e Marian sotto il tribunale di Bologna in occasione dell’udienza in cui il giudice è stato chiamato a esprimersi sulla richiesta di applicare la misura cautelare del divieto di dimora per i nostri sei compagni.
Come già specificato in vari comunicati, ci troviamo di fronte all’ennesimo salto di qualità da parte delle procure e dei piani alti dello Stato, teso a colpire al cuore il nostro sindacato.
I teoremi repressivi puntano il mirino in particolare contro i nostri dirigenti nazionali e locali, al fine di sbarazzarsi di un movimento che in questi anni ha imposto con la lotta il rispetto di quei diritti fondamentali dei lavoratori che, sebbene fossero sanciti dai contratti nazionali e dalle leggi e dalla stessa Costituzione della Repubblica, sono stati e vengono tuttora calpestati in migliaia di posti di lavoro nel più totale silenzio e, spesso, con la complicità delle Istituzioni e dei sindacati confederali.
I compagni sotto attacco della magistratura bolognese sono “colpevoli” semplicemente di aver partecipato a uno sciopero nello scorso giugno alla Logista, la multinazionale spagnola del Tabacco che nel mercato italiano si occupa della distribuzione in condizioni di monopolio.
Lo sciopero scaturiva dall’arroganza della società interinale Elpe: quest’ultima infatti, all’atto del subentro nell’appalto per le attività di facchinaggio, ordinava decine di esuberi e si rifiutava di avviare una trattativa col SI Cobas, che rappresentava l’80% dei lavoratori, preferendo discutere unicamente coi sindacati confederali e filopadronali.
Uno sciopero che fu represso brutalmente da un reparto di agenti in assetto antisommossa a cui fu dato ordine di manganellare e picchiare persino chi era seduto a terra…
Si tratta di uno schema oramai trito e ritrito, che ha come suo unico fine quello di eliminare ogni presenza “scomoda” nei luoghi di lavoro in modo da permettere ai padroni di fare il bello e il cattivo tempo e imporre condizioni di lavoro e salariali semi-schiavistiche.
A questo schema il SI Cobas si è opposto sin dalla sua nascita e continuerà a farlo, indipendentemente dalle manovre padronali e dai teoremi repressivi che in queste settimane stanno piovendo sulle nostre teste in tutta Italia, forti dell’esperienza concreta di migliaia e migliaia di lavoratori che solo grazie agli scioperi hanno potuto liberarsi dalle più odiose forme di sfruttamento, dai ricatti e dal caporalato imposto dai padroni con la complicità di uno Stato asservito ai loro interessi.
A chi tenta di liquidare le nostre lotte i lavoratori hanno già dato una prima risposta stamattina, scandendo uno slogan chiarissimo: “Non ci fermerete”.
Le misure cautelari contro i compagni di Bologna non possono e non devono passare: per questo motivo il SI Cobas è pronto fin da ora ad attivare iniziative di sciopero e di mobilitazione su scala nazionale qualora si verifichi quest’ennesima e grave ingiustizia e fa appello a tutte le realtà solidali di sostenere tali iniziative.
Intanto in tutta la provincia di Bologna è già aperto uno stato d’agitazione con proclamazione di sciopero!
Lo sciopero è un diritto, non è un reato!
Riconquistiamo dal basso una vera democrazia sindacale nei luoghi di lavoro!
Solo la lotta Paga!
Se toccano uno, toccano tutti!
18/11/2019
SI Cobas nazionale