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[ANALISI] Scontro Usa-Cina, a tutto campo: dalla salute (ricerca vaccino Covid) ai sistemi monetari (valute, finanza e commercio)

Le tensioni Usa-Cina, investono anche la ricerca del vaccino contro il Coronavirus. Lo scontro tra le due massime potenze capitalistiche mondiali ignora la salute di miliardi di uomini. 

Crescono in Cina le voci di importanti esponenti che chiedono che Pechino si prepari a uno scontro globale con gli Stati Uniti, a cominciare dal distacco della valuta nazionale dalla valuta internazionale di riferimento, il dollaro, che utilizza finanziariamente, con importanti riflessi in campo economico, ma soprattutto politicamente la propria preminenza. 

Un quadro complessivo che rivela crepe profonde nell’attuale rapporto tra le potenze, e fa intravvedere sconquassi globali a cui la classe degli sfruttati e degli oppressi deve prepararsi per non subirli passivamente.

Qui sotto, le traduzioni di due schede dal South China Morning Post del 7 e del 5 luglio, traduzione a cura di G.L.


GLI INTERESSI DI POTENZA PREVALGONO SULLA SALUTE PUBBLICA

(Jodi Xu Klein)

Dal conflitto commerciale alla rivalità tecnologica, le tensioni tra USA e Cina, le due maggiori potenze economiche mondiali, sono andate crescendo negli ultimi anni, causando problemi per il commercio globale e lo sviluppo tecnologico. L’attuale marcia indietro nella collaborazione con la Cina nella ricerca sanitaria, mentre imperversa una grave pandemia, ha portato il contrasto a un livello record.

Nel 2002 scoppiò nella provincia meridionale cinese del Guandong una sindrome respiratoria acuta (SARS), causata da un coronavirus, 8400 gli infettati, 800 le vittime globali, nessuna negli USA. Ad ottobre 2003, il segretario del ministero della sanità statunitense HHS (Servizi Umani e Sanità) si recò in Cina, e negli anni seguenti si creò un gruppo di lavoro tra i ministeri della sanità americano e cinese USA-Cina, per formare personale e creare un sistema di sorveglianza che
comprese centinaia di laboratori ed ospedali, che testò oltre 20mila casi di virus influenzali ogni anno, fornendo infine un’informazione cruciale sul ceppo vaccinale al WHO.

Oggi invece, di fronte a 500mila vittime globali del Covid-19, e le oltre 11 milioni infezioni in soli sette mesi, con l’ovvia necessità di riunire risorse intellettuali e materiali per lo sviluppo di un vaccino, il governo degli Stati Uniti esclude sempre più dai progetti di ricerca a livello internazionale e nazionale la Cina che anzi, anche in vista delle presidenziali, l’Amministrazione Trump accusa di non essere riuscita a contenere il virus.

Uno dei più importanti personaggi di riferimento di Trump per l’Operazione Warp Speed Initiative per lo sviluppo di un vaccino, il generale Gustave Perna, ha dichiarato la disponibilità dell’Amministrazione a collaborare con tutti
i paesi che non costituiscono un pericolo per la sovranità nazionale americana, escludendo di conseguenza la Cina.

Quasi 3 milioni gli infettati e 130mila i decessi negli USA, dove la pandemia non sembra rallentare, con un record di 55mila nuovi casi giornalieri la scorsa settimana.

Ha criticato la scelta di escludere la Cina dal consorzio di ricerca un ex direttore per gli affari asiatici del Consiglio di Sicurezza Nazionale durante l’Amministrazione Obama in una recente audizione della Commissione Intelligence della Camera USA. In questa stessa audizione, il senatore hawaiano Hirono ha posto il quesito: “Potrebbe benissimo accadere che la Cina sviluppi effettivamente un vaccino efficace, e poi noi come ci mettiamo?”.

Ad aprile, il National Institutes of Health (NIH) ha annunciato un partenariato pubblico-privato ACTIV – (Accelerating Covid-19 Therapeut Intervent and Vaccines) – per sviluppare una strategia di ricerca per trattamenti e vaccini. Nessun gruppo della Cina rientrava tra le 18 società farmaceutiche di Stati Uniti, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Svizzera e Francia che ne vi partecipano.

Poco dopo la costituzione della partnership, il NIH ha bruscamente interrotto i finanziamenti per un progetto contro il coronavirus che EcoHealth Alliance di New York aveva con enti di ricerca cinesi, tra i quali il Wuhan Institute of Virology, un laboratorio accusato da alcuni di aver fatto uscire il nuovo coronavirus, teoria esclusa dalla maggior parte degli epidemiologi.

Secondo l’OMS, dei 19 vaccini candidati in studi clinici, nove sono in fase di sviluppo da parte di aziende cinesi. Il China National Pharmaceutical Group (Sinopharm) ha dichiarato che il suo candidato vaccino è il primo al mondo ad iniziare la fase tre degli studi clinici, l’ultimo passo prima che un vaccino richieda l’approvazione dei regolatori. Anche il vaccino candidato di Sinovac Biotech, una società biotech con sede a Pechino, inizierà la terza fase di studi clinici ad inizio luglio.

Le sequenze genetiche di due coronavirus di pipistrello sviluppate nell’ambito del progetto sono state utilizzate per testare remdesivir, un medicinale antivirale che probabilmente diventerà il primo trattamento approvato per Covid-19.
Prima che venisse sospesa la collaborazione con i cinesi, EcoHealth Alliance aveva dichiarato che la ricerca conclusa «è vitale per proteggere la vita degli americani e delle persone in tutto il mondo che stanno combattendo Covid-19», e … «Ancora più importante, la collaborazione internazionale con i paesi in cui emergono virus è assolutamente vitale per la nostra salute pubblica e sicurezza nazionale qui negli Stati Uniti.» 77 premi Nobel hanno chiesto un’indagine sulla revoca del finanziamento.

Ogni anno, il NIH (il ministero della Sanità USA), stanzia circa 32 miliardi di dollari per la ricerca biomedica a favore di organizzazioni di tutto il mondo. L’ente che si concentra sulla ricerca contro le malattie, l’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive (NIAID), finanzia 8.868 progetti attivi per un totale di 6,3 miliardi di dollari, molti dei quali sono portati avanti in paesi esteri.


LA CINA DEVE PREPARARSI AL DISTACCO DELLA SUA VALUTA DAL DOLLARO

(Orange Wang)

La Cina detiene oltre 2 trilioni di dollari USA in investimenti all’estero, la stragrande maggioranza nei paesi sviluppati e denominata in dollari USA. La Cina detiene anche $ 1,07 trilioni di dollari in titoli del Tesoro USA, come parte delle sue riserve di valuta estera, che ammontano a 3 trilioni di $.

La Cina deve prepararsi a una escalation della contesa con gli Stati Uniti e a staccare gradualmente lo yuan cinese dal dollaro USA, avverte Zhou Li, membro principale organo di consulenza politica del paese CPPCC (commissione nazionale della Conferenza consultiva politica popolare cinese) (1), nel pieno di una spirale discendente nei rapporti tra le due maggiori economie del mondo. Zhou Li è la più recente delle voci che si esprimono in questo senso, mentre nelle ultime settimane sono cresciuti i segnali di una guerra finanziaria.

Secondo Zhou, il governo degli Stati Uniti intraprenderà altre iniziative contro la Cina, estendendo le tensioni dal commercio ad altri fronti, come la pandemia di Covid-19, i media, Taiwan, il Mar Cinese Meridionale, lo Xinjiang e Hong Kong.
In un suo articolo per il think tank Istituto per gli studi finanziari Chaongyang, dell’università di Pechino, scrive: «Sfruttando la posizione di monopolio globale del dollaro nella finanza, gli Stati Uniti costituiranno una minaccia sempre più grave per l’ulteriore sviluppo della Cina».


Commenti che seguono la nuova Hong Kong Autonomy Act (Legge sull’Autonomia di Hong Kong), approvata dal Congresso americano la scorsa settimana. Questa legge punisce le banche straniere che continuano a intrattenere rapporti con funzionari sanzionati, e prevede anche che a queste banche sia negato l’accesso al sistema globale di pagamento in dollari USA.
Oltre a ciò, una task force dell’amministrazione Trump sta studiando come costringere le società cinesi quotate nelle Borse statunitensi a rendere noti i registri contabili interni, a seguito dei recenti scandali o costati miliardi di dollari agli investitori.

Le posizioni espresse da Zhou Li riflettono un crescente consenso a Pechino che la Cina debba prepararsi ad un vero e proprio conflitto con gli Usa.Zhou: il programma di quantitative easing illimitato avviato dalla Federal Reserve americana genera un rischio reale di svalutazione delle attività in dollari detenute da istituti finanziari, società e privati cinesi.

Gli Stati Uniti hanno potuto sfruttare il sistema di pagamenti internazionali SWIFT, dominato dal dollaro, per estendere la loro “giurisdizione” a favore delle loro politiche estere, ad es. le sanzioni contro Russia e Iran. Sanzioni contro i fornitori di energia potrebbero minare la sicurezza energetica della Cina.
Zhou: La Cina deve accelerare l’internazionalizzazione dello yuan, l’aumento dei pagamenti transfrontalieri e degli accordi di compensazione per lo yuan, stabilire meccanismi di regolamento in valuta locale con più paesi e creare condizioni per accrescere il più possibile l’uso della valuta cinese nelle catene di approvvigionamento industriali globali.

Le dichiarazioni di Zhou riprendono la richiesta di Fang Xinghai, un vicepresidente della China Securities Regulatory Commission: la Cina deve prepararsi con urgenza all’esclusione dal sistema di pagamento in dollari USA.

Pechino dovrebbe approfittare dell’occasione per creare catene industriali regionali incentrate sulla Cina, dato il continuo calo devastazione della domanda estera e l’interruzione delle catene di approvvigionamento globali causati dal coronavirus. La Cina dovrebbe anche prepararsi a una crisi alimentare mondiale e al ritorno del terrorismo internazionale durante la pandemia.

(1) Zhou Li è ex vicedirettore del Dipartimento di collegamento internazionale del Partito Comunista Cinese – che gestisce le relazioni con partiti
politici, organizzazioni ed élite straniere.