Sabato 17 giugno a Bologna, un corteo molto partecipato ha portato la propria rabbia sotto la Regione Emilia Romagna.
Il lungo serpentone ha sfidato il caldo soffocante e si è diretto verso i grattacieli grigi in cui sopravvive il governo dell’ Emilia-Romagna: palazzi circondati da un numero altissimo di blindati e poliziotti in assetto antisommossa, verso cui la manifestazione ha denunciato le responsabilità di Bonaccini e di tutto il gruppo dirigente Dem, diversamente collocato.In piazza era presente uno spezzone numericamente importante di classe e anticapitalista che da un lato ha richiesto le dimissioni di Bonaccini e soci e dall’altra ha rilanciato la necessità di costruire un vero sciopero generale nel prossimo autunno.
I danni provocati dall’alluvione non sono un fatto casuale, ma sono il frutto di decenni di mala gestione del territorio: costruendo su di un territorio soggetto ad alluvioni e frane, facendo incetta delle fonti fossili e asfaltando ettari di territorio.
La manifestazione ha ribadito che non si sono e non ci possono essere temi prevalenti e men che meno “esclusivi”, bensì è urgente partire con un conflitto generale contro questo sistema, a partire dal no alla guerra.
19 giugno,
SI Cobas nazionale
APPELLO PER L’UNITA’ D’AZIONE
PER LA GIUSTIZIA SOCIALE E CLIMATICA
MANIFESTAZIONE NAZIONALE
17 GIUGNO 2023 ORE 16
PIAZZA XX SETTEMBRE – BOLOGNA
Il momento è cruciale in Italia per il futuro di milioni di lavoratori, per la democrazia, per lo stato sociale.
Alla guerra inter-imperialista in barba alla carta costituzionale del nostro Paese, si aggiunge la guerra scatenata contro i poveri, i lavoratori, le masse popolari, i migranti.
Siamo all’epilogo delle politiche dei Governi succedutisi negli ultimi 15 anni: niente di nuovo ma solo una pericolosa e repentina accelerazione nel solco delle politiche attuate da oltre 2 decenni.
Emblematico in tal senso il Decreto Lavoro del 1 Maggio u.s. con cui il Governo ha tagliato il reddito di cittadinanza, introducendo una misura sostitutiva che:
• è totalmente insufficiente e discriminatoria e che lascia sprofondare nella disperazione la maggioranza di coloro che già vivono nella miseria
• spiana la strada ad un aumento senza limiti e controllo della precarietà nel lavoro: un ricatto verso le masse popolari senza precedenti.
BEVI O AFFOGA: questo è il monito del Governo a milioni di disoccupati e senza
reddito.
Nulla si muove per migliorare la qualità e i livelli di servizio della Sanità Pubblica, per arginare il degrado strutturale e gestionale in cui è sprofondata la Scuola Pubblica, per sviluppare il sistema infrastrutturale e dei Trasporti Pubblici in un Paese in cui la connessione interna ed esterna è lasciata all’iniziativa privata, troppo spesso predatoria e comunque inadeguata.
L’alluvione e i disastri ambientali dell’Emilia-Romagna sono il prezzo che il nostro Paese continua a pagare alla speculazione edilizia e alla assenza di un vero piano di manutenzione e ristrutturazione, mentre si continua a blaterare in modo bipartisan sulla costruzione di grandi opere inutili come il Ponte sullo Stretto, l’allargamento dell’autostrada a Bologna, la Tav, etc.
Per non parlare dell’assenza di un intervento di politica fiscale che miri a ridistribuire la ricchezza e a tassare adeguatamente le ricchezze accantonate con la speculazione finanziaria e, magari, con gli extraprofitti accumulati a fronte anche delle recenti speculazioni sul prezzo del gas.
Drammatica la questione salariale in un Paese in cui si sono spostati negli ultimi 30 anni oltre 10 punti di Pil dai salari ai profitti ed in cui le retribuzioni dei lavoratori, anche grazie ai contratti da fame firmati da cgilcisluil e alla concertazione, restano tra le più basse d’Europa, peraltro falcidiate da una crescente inflazione che ha superato le due cifre, dopo anni in cui si è sbandierato un congelamento dei prezzi che non c’è mai stato.
Inaccettabile il silenzio del Governo attuale e degli enti locali sul problema abitativo che affligge milioni di persone nelle grandi città, mentre Meloni&Co l’unica proposta che scodellano è l’inasprimento delle politiche repressive verso gli occupanti di case anziché favorire le conversioni del patrimonio pubblico inutilizzato regalato di fatto agli speculatori privati.
Fa rabbrividire la continuità delle politiche di gestione dei migranti e della sicurezza, tese a criminalizzare e a tentare di impedire l’approdo in Italia dei flussi migratori di uomini, donne e bambini che scappano dalla povertà, dalla fame e dalle persecuzioni: la vergogna del “pizzo” ai regimi dittatoriali, che torturano e segregano coloro che scappano dalla miseria.
Ciò è l’emblema della miserevole spregiudicatezza politica dell’intera classe dirigente.
Una spregiudicatezza che ritroviamo nei tentativi bipartisan di accentuare l’impianto federalista ed autoritario della forma istituzionale del nostro Paese che rischiano di renderlo ulteriormente debole nel contesto di economia globalizzata e di impoverire ancor di più il Sud e le regioni “economicamente depresse” con pesanti ricadute per i lavoratori e i settori popolari.
A FRONTE DI TUTTO QUESTO LA CUB, SGB, ADL VARESE, USI-CIT E SI COBAS
LANCIANO UN APPELLO AL SINDACALISMO DI BASE,
AI MOVIMENTI DI LOTTA, ALL’ASSOCIAZIONISMO IN GENERALE
PER LA RIPRESA DELLE LOTTE UNITARIE:
È URGENTE OPPORSI SENZA AMBIGUITÀ E RESPINGERE
L’ATTACCO ALLE MASSE POPOLARI E AI LAVORATORI.
E’ NECESSARIO E FONDAMENTALE CONSOLIDARE E AMPLIARE I PERCORSI
INTRAPRESI DA CIASCUNO,
COSTRUENDO UNA MOBILITAZIONE PERMANENTE, DI MASSA E UNITARIA.
Ci appelliamo a tutti coloro che credono nella necessità della ripresa del protagonismo dei lavoratori e delle lavoratrici, dei settori popolari per contrastare l’ulteriore ampliamento della forbice delle disuguaglianze sociali, rivendicare giustizia sociale e climatica, a partire dal 17 GIUGNO A BOLOGNA, dove stiamo costruendo insieme ad altri soggetti sociali una grande manifestazione nazionale.
Diciamo NO alle tentazioni autoreferenziali e propagandiste.
E’ ora di trovare l’unità per avviare un percorso che sappia superare la frammentazione esistente costruendo una piattaforma rivendicativa unificante che partendo da quella ancora attuale dello sciopero generale del 2 dicembre scorso, possa essere sostenuta dai lavoratori e lavoratrici, nonchè da tutti coloro che la politica liberista e guerrafondaia pretende impunemente di continuare a sfruttare.
NON DIAMO TEMPO AL TEMPO:
INCONTRIAMOCI E PREPARIAMO LA MOBILITAZIONE NECESSARIA
PER
NON LASCIARE CAMPO LIBERO ALLE FORZE NEOLIBERISTE E CONCERTATIVE
RILANCIARE UNA PIATTAFORMA
CON CHIARI ED INEQUIVOCABILI CONNOTATI DI CLASSE
1 giugno 2023
Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):
Da Bologna,
un’iniziativa e un percorso di lotta
contro i responsabili del disastro
– Tiziano Loreti, 29 maggio
Parafrasando Brecht: l’alluvione porta soldi nella tasca sinistra. Che cuccagna!
Bologna sabato 27 maggio: un’assemblea per costruire un percorso di classe anticapitalista contro i responsabili del disastro
Sabato 27 maggio in centinaia, prevalentemente giovani, hanno partecipato ad un’assemblea, in piazza Nettuno, per ragionare sulla alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna e soprattutto sul come affrontare il futuro prossimo, quali azioni concrete di lotta mettere in campo.
In piazza a discuterne poco ceto politico, e comunque muto, poco sindacalismo di base, salvo alcuni compagni del SI Cobas e dell’SGB, e finalmente tanti “eccedenti”, quella parte cioè di società spesso evocata, ma quasi mai apparsa, che si è chiaramente espressa sulla necessità e disponibilità a intraprendere azioni anche radicali per la difesa dell’ ambiente, e non solo.
Forse è stato questo l’evento gravissimo appena accaduto, forse il lavoro politico sindacale fatto da noi anticapitalisti in servizio permanente effettivo, o forse il combinato di questi due elementi: fatto sta che ci siamo trovati di fronte ad una presa di coscienza della situazione e del “che fare” netta e collettiva.
Il discorso dall’alluvione si è naturalmente allargato alla identificazione delle responsabilità di fondo del disastro, e alla critica e alla necessità della lotta contro questo sistema, che manifesta tutta la sua crudeltà con le bombe e la guerra che sta provocando migliaia di morti tra i proletari russi e ucraini costretti a combattere per le mire imperialiste di Russia, Nato e Usa; un sistema che sfrutta uomini e donne nei luoghi di lavoro; che emargina fette di società nel degrado delle periferie; che guarda compiaciuto centinaia di uomini, donne e bambini affogare nei mari; che violenta territori cementificando o sperpera denaro in opere inutili e dannose come la Tav in val di Susa, il ponte sullo Stretto o il passante sul nostro territorio, che investe sulla Motor Valley nel modenese, per arrivare alla base di Coltano e così via…
La discussione non ha visto prevalere un punto di vista sull’ altro, ma emergere la necessità di una battaglia più generale che leghi la lotta per la difesa dell’ambiente (perché di vera lotta c’è bisogno, e non solo di una segnalazione dei problemi) all’imprescindibile no alla guerra, all’affermazione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, all’aumento dei salari, alla difesa e all’ implementazione del reddito di cittadinanza, al salario minimo garantito.
Con la consapevolezza chiara, come dimostra il disastro emiliano-romagnolo, che siamo di fronte non ad eventi casuali, ma a scelte politiche mirate e consapevoli, dietro cui ci sono nomi e cognomi di politici e amministratori, che sono il governo Meloni, le finte opposizioni, che siedono nel palazzo della regione Emilia – Romagna in viale Aldo Moro o a palazzo d’ Accursio dove risiede il sindaco di Bologna, tutti amministratori, centrali o locali, degli interessi della classe dei capitalisti che lucra anche sulla produzione di simili disastri.
Il 17 giugno ci sarà una grande manifestazione a Bologna, che marcerà verso la torre della regione portando rabbia, consapevolezza delle responsabilità padronali e istituzionali, volontà di “giustizia sociale”, affermazione di interessi di classe.
Sabato è stato un passo in avanti importante per la costruzione di un movimento di classe anticapitalista.
Il 17 il SI Cobas è chiamato ad esserci con tutta la sua forza, e insieme quei soggetti politici come la TIR, che tanto hanno speso per spingere in questa direzione. Fino ad oggi siamo stati quasi sempre costretti a mobilitarci per eventi determinati dalle controparti; ora dovremo provare a mobilitarci per determinare noi gli eventi, per invertire una tendenza a subire passivamente le molteplici crisi generate da un sistema sociale in profonda crisi, che sarebbe mortale per tutti i proletari e le proletarie.
Si dice spesso, e non senza ragione : piove, governo ladro.
Ora speriamo nella tempesta perfetta, quella che spazzi via i padroni di questo mondo.