SOLIDARIETÀ A PEPPE
Roma, Policlinico Umberto I
Peppe infermiere prossimo alla pensione dopo 40 anni di servizio subisce un ennesimo provvedimento disciplinare: 6 mesi di sospensione che si aggiungono ai 3 mesi comminati un anno fa.
La colpa è di aver denunciato il trattamento di favore concesso ad un senatore del PD a fronte del degrado assistenziale riservato ai comuni mortali.
In attesa del TFR che tarderà per almeno due anni si aggiungono 6 mesi di riduzione di stipendio.
Un danno economico grave nei confronti di Peppe, ma anche un avvertimento mafioso teso ad intimidire le voci di dissenso.
Mentre la grande stampa, la sinistra democratica, le organizzazioni sindacali denunciano l’attacco ai giornalisti rei di fare domande scomode a “papà” Salvini, spiaggiato a Milano Marittima con tanto di cordone sanitario di forze dell’ordine, tutto tace se ad essere colpito è un lavoratore.
Si vede che il regolamento di conti tra i detentori di quote di potere prevede un comune atteggiamento repressivo nei confronti di chi, come Peppe, non si lascia intimidire.
Oltre a scambiarci fraterna solidarietà dobbiamo anche trovare forme unitarie di mobilitazione per evitare che l’attacco generalizzato di un potere sempre più liberticida ci colga indifesi e impreparati.
Isolarci per colpirci, ospedale dopo ospedale, è la loro strategia.
L’unità va ricercata a maggior ragione in questa fase perché lo stillicidio delle misure repressive assume caratteri massivi.
Ci sono nostri compagni colpiti solo per aver denunciato le disumane condizioni dei turni di lavoro.
Ci sono nostri compagni, come Tullio a Genova tra gli altri, che hanno subito una simile persecuzione e che non si arrendono perché il solo argine alla paura che sembra dominare le coscienze di molti lavoratori è la lotta.
5 agosto 2019
S.I. COBAS Pubblico Impiego