Cobas

[SANITÀ] Sì ai vaccini, no al decreto Draghi: per la difesa di tutti i lavoratori, anche chi non si vaccina

In mertio al dibattito su Green Pass e obbligo vaccinale, oltre al contributo dei compagni del Laboratorio Politico Iskra, ripubblichiamo qui sotto questo comunicato dei lavoratori del S.I. Cobas Pubblico Impiego:

SI AI VACCINI!

NO AL DECRETO DRAGHI!

Il governo ha decretato l’obbligo vaccinale per i sanitari.

Ci opponiamo al decreto Draghi non per motivi di principio (la “libertà di scelta” del singolo che dovrebbe sempre prevalere su tutto) ma per motivi di merito:

a) non vi è stata ancora una pronuncia scientifica sulla protezione dal contagio fornita dai vaccini, che è il presupposto fondamentale per un’eventuale obbligo, anche a fronte dei casi già verificatisi di “debole positività” di soggetti già vaccinati. Del resto, non esistono clusters epidemici negli ospedali, tanto meno attribuibili al personale non vaccinato;

b) è stato giustamente istituito lo scudo penale per medici e infermieri vaccinatori che operino secondo protocolli e diligenza professionale, ma non è stato istituito alcun obbligo di risarcimento congruo e automatico per chi subisse danni dalla vaccinazione, tanto più se a seguito dell’obbligo;

c) non è prevista la possibilità di scegliere il vaccino, cosa possibile se limitata al solo personale sanitario soggetto all’obbligo vaccinale;

d) non è previsto alcun obbligo delle direzioni sanitarie di esperire tutti i tentativi per destinare ad altra mansione il lavoratore e di documentarne dettagliatamente l’eventuale impossibilità.

Questi motivi qualificano il decreto Draghi come un atto di inaccettabile autoritarismo, il cui scopo è sviare l’attenzione dalle responsabilità che le istituzioni hanno per le conseguenze della pandemia.

Ricordiamo che il numero enorme di vittime è conseguenza diretta della possibilità data a Confindustria e padroni di aggirare con autocertificazioni fasulle i limitati divieti di apertura dei siti lavorativi.

Ricordiamo che quanti adesso si ergono a difensori di anziani e soggetti fragili sono gli stessi che un anno fa hanno trasferito i malati di covid nelle RSA, che obbligavano medici e infermieri a lavorare anche se positivi al test purché asintomatici (!) e che oggi, con un mix di improvvisazione e acquiescenza ad interessi corporativi e ai poteri delle regioni, hanno organizzato la campagna vaccinale con criteri di priorità non certo scientifici, CONDANNANDO COSI’ A MORTE MIGLIAIA DI ANZIANI E VULNERABILI, che il decreto Draghi si vanta di voler proteggere.

Questa indecente caccia alle streghe contro chi, fra il personale sanitario, ha paura, dubbi, incertezze, dopo averne ipocritamente celebrato l’eroismo, fa il paio con la rinnovata volontà di non aumentare i dipendenti della sanità se non con poche unità, assunte con contratti a termine, nella prospettiva di tamponare la situazione e riprendere come nel passato non appena conclusa l’emergenza.

Con la stessa chiarezza con cui rigettiamo il decreto, riaffermiamo con forza che consideriamo i vaccini uno strumento fondamentale di lotta alla pandemia.

In linea con l’esperienza storica e le acquisizioni scientifiche, pensiamo che i vaccini rappresentino un mezzo di protezione della popolazione e specialmente delle classi più povere, quelle che pagano il tributo più alto nelle pandemie.

Anche considerando il nesso di causalità fra le rare forme di trombosi e il vaccino AstraZeneca, il rapporto rischi/benefici è largamente in favore di questi ultimi.

Basta confrontare il quotidiano tributo di morti covid con i casi di decesso legati alla somministrazione del vaccino.

Ricordiamo che anche il vaccino Sabin, che pure ha sconfitto la poliomielite, aveva effetti gravissimi in alcuni casi per milione di vaccinati.

Per queste ragioni, mentre auspichiamo un’adesione consapevole alla campagna vaccinale, ribadiamo che difenderemo i lavoratori che non intendono vaccinarsi e li invitiamo a prendere contatto con la nostra organizzazione sindacale per vagliare le possibilità di difesa legale.

Genova, 13 marzo 2021

S.I. Cobas Pubblico Impiego


0

GREEN PASS E OBBLIGO VACCINALE:

QUANDO LO STATO SI TOGLIE LE SUE RESPONSABILITÀ

Ancora una volta, come è successo spesso dall’inizio della pandemia, il tifo occasionale diventa l’approccio verso un argomento di dibattito nazionale.

Stavolta è il turno del #GreenPass, strumento che permetterebbe, grazie ad una vaccinazione o ad un tampone, di accedere ad una serie di attività, e in alcune casi l’accesso al lavoro.

Si è già scatenata una campagna contro il Green Pass, e al suo fianco una contestazione che imputa ai manifestanti stupidità e ignoranza.

Ancora una volta si preferisce il tifo alla analisi approfondita.

Da sempre abbiamo creduto che il #vaccino potesse essere una forma di protezione importante dal virus ha protetto gli immunizzati dai sintomi più gravi dall’infezione da Covid-19.

Il problema dei vaccini rimangono: scarsezza di informazioni scientifiche sull’efficacia a lungo termine e sulle cause degli eventi collaterali, utilizzo del vaccino come arma per rilanciare i profitti per i “Big Pharma”, la forma stessa di un vaccino-non vaccino che di fatto rischia pesantemente di portare ad una cronicizzazione del virus e ad una convivenza a lungo termine con esso, in particolare a causa dello sviluppo delle varianti.

Il vaccino non può esssere l’unica arma di contrasto alla pandemia da #Covid, e dovrebbe essere un allegato ad una necessaria riforma del sistema sanitario, all’abbattimento delle nocività che hanno creato una popolazione fragile su cui il Covid si è dimostrato letale, l’utilizzo nell’immediato di sistemi di tracciamento e monitoraggio come arma per fermare il contagio.

Il Green Pass non c’entra niente con la tutela della #salute, ed è diventato lo strumento, da parte dello #stato, per ovviare all’obbligo vaccinale e per aggirarlo obbligando de facto tutte e tutti alla vaccinazione senza che lo stato stesso si assumesse la salute dei suoi cittadini come sua responsabilità.

Uno strumento che è in linea con lo sviluppo di una cittadinanza differenziale dove l’accesso al vaccino diventa arma di selezione per l’accesso ad una serie di servizi diversi.

Chi può vaccinarsi, o chi non vuole chi è di fatto obbligato a farlo, può eventualmente tornare a lavorare (farsi sfruttare), varcare i confini nazionali, tornare al ristorante o simili.

Chi muove dei dubbi, legittimi o meno, chi non ha la possibilità di accedere al vaccino per motivi burocratici o sanitari, viene tenuto fuori da una gran fetta della società.

È il processo verso l’identità digitale europea che potrà essere accessibile solo a coloro i quali potranno essere fonte di profitto e sfruttamento per stati e padroni.

Tutti gli altri vengono ritenuti superflui.

Chi oppone ai manifestanti contro il green pass la necessità della vaccinazione, non centra il problema.

Chi acriticamente sostiene ogni mobilitazione senza avere la capacità di analizzare la possibilità di intervento in essa, la possibilità di creazione di legami tra questa e mobilitazioni di altro tipo per il diritto alla salute e non solo, nella migliore delle ipotesi risulta un commentatore da tastiera inutile ad ogni processo trasformativo dell’esistente.

Nel frattempo il Green Pass diventa, ideologicamente e non solo, strumento di divisione di classe per coloro i quali, privati anche dei fondamenti tecnico-scientifici per poter capire cosa è meglio fare in questa situazione di enorme confusione, muovono dubbi legittimi o meno, ma che sono sempre più legati ad una disinformazione diffusa e generalizzata.

#Vaccino per tutte e tutti, sicuro, gratuito e universale#Tamponi per tutte e tutti, gratuiti e a tappeto.

Appurato questo, no al #GreenPass.

28 luglio

Laboratorio Politico Iskra

Per un approfondimento specifico sui vaccini e sulla maturazione di una riflessione attorno a questi, vi invitiamo a guardare con attenzione l’intervento di Ernesto Burgio, medico specializzato in clinica pediatrica membro di ECERI e studioso di vaccini per SIPPS – lo trovate a questo link: