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[PERUGIA] Università per Stranieri e sfruttamento, alcune domande al prof. Miraglia che… fa convegni ma non risponde ai lavoratori in lotta

Due giorni fa, l’Università per Stranieri di Perugia ha promosso e organizzato un seminario riguardante il tema dei “Flussi migratori e ruolo delle ONG” al quale ha partecipato come relatore il Dott. Filippo Miraglia – Responsabile nazionale immigrazione, diritto d’asilo e lotta al razzismo di Arci – e alcuni rappresentanti dell’Ong Mediterranea Saving Humans.

Evento interessante al quale, se non fosse capitato in pieno orario lavorativo, avremmo volentieri partecipato per riproporre al Sig. Miraglia la stessa domanda postagli più di un anno fa’ in occasione della nostra vertenza contro Arcisolidarietà Perugia, con la quale chiedevamo una sua presa di posizione pubblica a proposito del sistema d’accoglienza perugino gestito da Arci e una sua opinione riguardo le ragioni della nostra vertenza lavorativa ampiamente spiegate nel nostro comunicato fondativo (https://bit.ly/2NomcDS).

Le risposte furono a dir poco elusive e rimandavano solamente alla dimensione giudiziaria della vicenda, declinando la nostra vertenza esclusivamente sul piano del diritto del lavoro e non affrontando in alcun modo la dimensione politica delle rivendicazioni.

La nostra vertenza lavorativa contro Arci non si è conclusa con il solo pagamento da parte del nostro ex datore di lavoro delle somme richieste in fase di conciliazione ma ha lasciato un dato politico molto importante, con il quale nè Miraglia, nè l’Arci locale hanno mai voluto fare i conti.

Avremmo voluto riproporre al Dott. Filippo Miraglia, alcune questioni ed interrogativi che abbiamo maturato durante la nostra esperienza lavorativa:

1) come si può valutare un modello d’accoglienza dove gli operatori e le operatrici sociali sono stati per anni inquadrati attraverso dei contratti iper precari (i famigerati co.co.co) privi di qualsiasi tutela?

2) come si può definire un sistema d’accoglienza nel quale i richiedenti asilo venivano assegnati agli operatori secondo la vergognosa logica del cottimo di esseri umani (le retribuzioni erano legate esclusivamente al numero di utenti seguiti) e dove agli operatori non veniva dato alcun supporto psicologico per il lavoro che svolgevano?

3) come è stato possibile stipare 300 richiedenti asilo (tra donne, uomini e bambini) in strutture di prima accoglienza – come quella di Ponte Felcino – a fronte di una capienza massima di 80/90 posti?

E queste sono solamente alcune delle criticità denunciate con la nostra rivendicazione.

Quello che ci lascia esterrefatti è che i responsabili di questo sistema, oggi continuano a sbandierare la loro virtuosità in tema di accoglienza, fino a tenere seminari come questo.

Qualora l’università di Perugia volesse realmente parlare di accoglienza, al posto di Miraglia dovrebbe invitare gli operatori e le operatrici sociali i quali, grazie alla loro abnegazione hanno permesso, tra mille difficoltà e per una paga da fame che il sistema non implodesse.

Dovrebbe soprattutto chiamare in causa i richiedenti asilo, che spesso e volentieri i loro primi mesi di accoglienza se li sono vissuti dormendo su un pavimento, ammassati nelle sale da pranzo o nei sottoscala.

Oggi più che mai pensiamo che il successo di Salvini sia dovuto alla presenza di una controparte del genere che si caratterizza per un fortissimo conflitto di interessi.

Servizi come l’accoglienza, insieme a quelli di cura sono stati man mano esternalizzati, grazie alle politiche di privatizzazione e di smantellamento del welfare, di cui il centro sinistra si è reso per anni protagonista.

Le risorse prima gestite dalle pubbliche amministrazioni sono state successivamente drenate al mondo del cooperativismo,trasformando servizi di vitale importanza in strumenti di accumulazione di profitto per i privati.

La Lega ha strumentalizzato meschinamente le criticità di questo sistema profondamente radicato nel nostro territorio.

Chi oggi vorrebbe arginare il fiume in piena leghista avrebbe dovuto anticiparlo, avendo il coraggio di denunciare il sistema che puzzava di marcio, o quanto meno mettersi, senza alcuna esitazione, dalla parte di chi stava provando a farlo.

La nostra piccola ma significativa esperienza ha invece trovato dalla stragrande maggioranza del mondo della sinistra locale e dell’associazionismo un interlocutore sordo ed indifferente.

Viviamo in una città emblema del consociativismo (termine ultimamente rientrato in voga anche nella compagneria perugina) dove la gran parte delle realtà che si autodefiniscono antirazziste hanno evitato di prendere posizione pubblicamente sulla nostra vertenza, per il semplice fatto che avevano interessi e rapporti con i protagonisti di questo sistema.

Insomma un antirazzismo fatto solamente a colpi di apertivi multietnici e di magliette rosse.

Il problema del razzismo c’è, esiste, è tangibile, è insito nei posti di lavoro, nelle scuole, nelle strade, nella conformazione dei territori, nelle suddivisioni su base etnica dei quartieri, segue processi di razializzazione che vanno avanti da anni e non riguardano di certo solamente i richiedenti asilo ma tutte le persone immigrate che vivono nel nostro territorio da anni.

Il razzismo è un fenomeno strutturale su cui il nostro stato si fonda e le cui responsabilità non sono certamente rintracciabili nel Salvini di turno, né si contrastano con seminari come questo.

Affronteremo approfonditamente questa tematica nella nostra prossima iniziativa in data 22 Neovembre 2019, insieme ai compagni di Città senza Centro e al Professor Miguel Mellino che presenterà il suo ultimo libro “Governare la crisi dei rifugiati” e pertanto invitiamo tutte e tutti a partecipare, sperando possa essere un momento importante di riflessione e discussione concreta su come approcciarsi finalmente in maniera diversa alla prassi antirazzista.

7 novembre,

Operatori Sociali Autorganizzati Perugia